“THE PEACE PRAYER PROJECT”

Le mie poesie non cambieranno il mondo” scrive con amara consapevolezza la poetessa Patrizia Cavalli. Ma possono cambiare le coscienze dei singoli: per questo “la poesia salva la vita“, come invece fiduciosamente asserisce Donatella Bisutti.

La poesia, la cittadinanza globale, l’educazione alla pace e al rispetto della vita sono al centro di un bel progetto, attuato con questa convinzione in una classe del nostro liceo, che qui condividiamo.

PROGETTO DI EDUCAZIONE CIVICA/INGLESE: “THE PEACE PRAYER”

Classe 3^A

A.S. 2023-2024

Il Progetto di Educazione Civica in Inglese: “THE PEACE PRAYER”, ideato dalla prof.ssa Miscia Roberta e realizzato in inglese dalla classe 3^A del nostro liceo, sui temi del genocidio, dell’odio razziale e della discriminazione, nasce dal grido profondo di pace al cospetto del dolore assoluto di una umanità trafitta al cuore: trucidata, sterminata, dilaniata, annichilita, traumatizzata, ingoiata dalle viscere della terra. Di fronte a un impietoso e scellerato scenario di conflitti mondiali di difficile risoluzione, a uno smarrimento esistenziale che ci rende tutti viandanti in cerca di orizzonti di speranza, la poesia è il collante del nostro cuore in frantumi.

“Forse non abbiamo bisogno di parole per sopravvivere, forse ne abbiamo bisogno per vivere”. (Jon Kalman Stefánsson).  Per il maestro e poeta marchigiano Luigi Finucci: “c’è un mondo intero, montagne altissime e mari gelidi noncuranti delle piccole cose quotidiane che interessano le nostre vite. C’è la morte sempre in agguato, una finitezza incessante che bussa alla porta delle nostre misere esistenze, eppure c’è la poesia, o meglio la parola. In molti devono vivere a lungo prima di trovare un luogo che possa essere chiamato “casa” o “rifugio”. Un luogo dove sentirsi al sicuro.

La poesia ci offre la stessa sensazione delle zone di infanzia, dove ogni oggetto sembra sacro.  È un limbo dove attingere ai dolori più profondi, agli amori più grandi e alle paure di cui non riusciamo a parlare.

È un rifugio, tra le sciocchezze che ci sfiorano nella vita di tutti i giorni. Sentiamo di essere un involucro e nella migliore delle ipotesi troviamo necessario scrivere, cercare quelle parole che ci donano un respiro d’aria pura, un riparo che ci permetta di essere noi stessi. Così ci sentiamo vivi.

A Luigi Finucci fa eco il poeta marchigiano Francesco Scarabicchi che scriveva:

“Così dunque si muore, / tra bisbigli / che non si sa afferrare” oppure “E dopo? / Dopo, semplicemente, / la vana solitudine del sogno” (da “Il Suono del Silenzio”) e sentiamo tutta la cura per ciò che tenta di sopravvivere ma anche per quello che è destinato a scomparire.

E ci capita allora di aggrapparci a qualcosa per non perderci del tutto, e troviamo la poesia a tenderci la mano, salvandoci. Da cosa?

Forse dalla morte o dalla non-vita.

FINALITÀ DEL PROGETTO

In una società sempre più multietnica e multiculturale, nasce l’esigenza di educare i giovani ad una cittadinanza mondiale, che metta al centro i diritti umani di tutti, i beni comuni e la sostenibilità di uno stile di vita sobrio per una cultura di pace. I nostri giovani sono chiamati a vivere in un mondo globalizzato, interdipendente ed estremamente complesso e ad interagire con soggetti, culture e ambienti molto differenti, ma, nonostante siano continuamente connessi con il mondo, non sempre sanno leggere l’informazione in modo critico e indipendente o riconoscere i condizionamenti culturali.

Educare alla mondialità e alla pace è ripensare ad una narrazione globale dei fenomeni umani e al fatto che occorre riorientare le nostre scelte operative, nella consapevolezza che la costruzione della conoscenza è un processo continuo.

Dopo un accurato studio delle morti più tragiche e dei genocidi di intere popolazioni evidenziatesi soprattutto nella storia del ventesimo secolo, gli studenti della classe 3^A del nostro liceo, divisi in due gruppi di lavoro, meditando sulle pagine storiche più buie, hanno trasferito su carta i loro sentimenti, pensieri, speranze, creando 2 poster in cui hanno disegnato il mondo, evidenziando in esso le nazioni  maggiormente segnate da massacri e genocidi, con una preghiera di pace al centro del pianeta. Ogni studente, facendosi cittadino e ambasciatore di pace di una nazione vittima di genocidi, ne ha interpretato il dolore, invocando concordia e perdono per i mercanti di morte con una poesia declamata in inglese. A conclusione della loro presentazione tutti gli alunni di ciascun gruppo hanno recitato insieme una preghiera in inglese, invocando la pace per il mondo.

Docente: Roberta Miscia

Pe, lì 7/12/2023

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PROGETTO DI EDUCAZIONE CIVICA/INGLESE: “THE PEACE PRAYER”

Classe 3^A

A.S. 2023-2024

The “PEACE PRAYER project” conceived by the English teacher Miscia Roberta and carried out in English by the 3rd A class of our liceo, as a Civic Education project in English on the themes of genocides, racial hate and discrimination, springs out of the profound cry of peace in the face of the absolute pain of humanity pierced to the heart: slaughtered, exterminated, torn apart, annihilated, traumatized, swallowed by the earth’s bowels. Faced with a merciless and wicked scenario of world conflicts that seem difficult to resolve, affected by an existential bewilderment that makes us all wanderers constantly longing for horizons of hope, poetry is the glue of our broken hearts.

Maybe we don’t need words to survive, maybe we need them to live.” (Jon Kalman Stefánsson).

For the teacher and poet Luigi Finucci: “…there is a whole world, very high mountains and icy seas regardless of the small daily things that affect our lives. There is death always lurking, an incessant finiteness that knocks on the door of our miserable lives, yet there is poetry, or rather the word. Many have to live a long time before finding a place that can be called “home” or “refuge”. A place to feel safe.

Poetry gives us the same feeling of childhood zones, where every object seems sacred. It is a limbo to draw from the deepest pains, the greatest loves and fears we cannot talk about.

It is a refuge among the nonsense that touches us in everyday life. We feel we are a shell and at best we find it necessary to write, to seek those words that give us a breath of pure air, a shelter that allows us to be ourselves. This is how we feel alive.

Luigi Finucci was echoed by the poet Francesco Scarabicchi who wrote:

This is how we die, / amidst whispers / that we cannot grasp” or “And then? / After, simply, / the vain solitude of the dream” (from “The Sound of Silence”) and we feel all the care for what tries to survive, but also for what is destined to disappear.

And then we happen to cling to something so as not to lose ourselves completely, and we find poetry to reach out, saving us. From what?

Perhaps from death or non-life.

GOALS OF THE PROJECT

In an increasingly multi-ethnic and multicultural society comes the need to educate young people to a global citizenship, which focuses on human rights, common goods and the sustainability of a sober lifestyle for a culture of peace. Our young people are called to live in a globalized, interdependent and extremely complex world, to interact with very different subjects, cultures and environments, however, despite being continuously connected with the world, they do not always know how to read information in a critical and independent way or recognize its cultural conditioning.

Educating for globalization and peace is rethinking a global narrative of human phenomena and the fact that we need to refocus our operational choices, well conscious that the construction of knowledge is a continuous process.

After a careful study of the most tragic deaths and genocides of entire populations highlighted especially in the history of the 20th century, the students of class 3 A of our high school, divided into two working groups, meditating on the darkest historical pages, transferred on paper their feelings, thoughts, hopes, creating 2 posters in which they have drawn the world, highlighting in it the nations most affected by massacres and genocides, with a prayer of peace in the center of the planet. Each student, becoming a citizen and ambassador of peace to a nation that was the victim of genocide, interpreted such great sorrow, invoking concord and forgiveness for the merchants of death, with a poem recited in English. At the end of their presentation, all the students of each group recited a prayer together in English, invoking peace for the world.

English teacher: Roberta Miscia

 Pe, lì 7/12/2023


Questo il link al video in cui la bravissima alunna Caterina Coccia recita con partecipata intensità la poesia I Am Human, I Am An African, I Am A South African man di Karel Maans di cui segue il testo, in inglese e in traduzione italiana:

https://drive.google.com/file/d/19x6dBPz4ENk7YHrqj0kj4ec02M3D42kn/view?usp=sharing

I Am Human, I Am An African, I Am A South African man

Does my skin make me not to be respected as human?
Does my skin make me not to be part of a new society?
Am I to be blamed for the mistakes of the past government?
Were I not a child? in those days

Am I not respecting the memories of the fallen brothers and sisters?
They who suffered under oppression and rejection
They who touched the hearts of many countries affection
Pressing the South African government to stop racism
I am human, why hurting me due to my skin colour

A new freedom has started, a new vision that i thought will be mine
Shame; shame on selfish governments,
Shame on those who continue the rebirth of a new democratic
apartheid system
I am human, don’t blame my skin colour
I am an african just like you
I am human 100 percent South African, an AFRICAN
Flesh and blood
I am human, I am an African, I am a South African man

Karel Maans

Sono umano, sono africano, sono un uomo sudafricano

La mia pelle mi rende non rispettabile come essere umano?
La mia pelle mi impedisce di far parte di una nuova società?
Devo essere incolpato degli errori del passato governo?
Non ero un bambino? in quei giorni
Non sto rispettando la memoria dei fratelli e delle sorelle caduti?
Coloro che hanno sofferto sotto l’oppressione e il rifiuto
Loro che hanno toccato i cuori degli affetti di molti paesi
Facendo pressioni sul governo sudafricano affinché fermasse il
razzismo
Sono umano, perché farmi del male a causa del colore della mia pelle
È iniziata una nuova libertà, una nuova visione che pensavo sarà mia
Vergogna; vergogna per i governi egoisti,
Vergogna a coloro che continuano la rinascita di un nuovo sistema
democratico di apartheid
Sono umano, non incolpare il colore della mia pelle
Sono africano proprio come te
Sono umano al 100% sudafricano, AFRICANO
Carne e ossa
Sono umano, sono africano, sono un uomo sudafricano

Karel Maans

Sì, la poesia può salvare la vita, se i giovani la accolgono e la diffondono con passione, con la speranza di un mondo migliore che da parola può farsi così testimonianza, volontà, scelta.