LO SCAFFALE DEL LETTORE: David Grossmann, Qualcuno con cui correre, Milano, Mondadori 2002

Un cane corre per strada, inseguito da un ragazzo”.

In questo fulminante incipit c’è già tutto il romanzo dello scrittore israeliano David Grossmann:  una storia dall’ intreccio sapiente che affronta temi  difficili quali l’ adolescenza e le sue contraddizioni nella ricerca di sé; la fragilità che precipita nell’ illusorio e devastante scudo della droga e il coraggio contro le storture del mondo che rasenta l’incoscienza; l’ aurora del sentimento amoroso e le insidie dell’amicizia fra pari sempre in bilico tra sincerità e conflitto; la solitudine e la necessità di legami autentici e vitali.

Il cane – in realtà una cagna – di nome Dinka è stato accalappiato dagli addetti comunali mentre vagava in strada. Il ragazzo che la insegue è Assaf,  un giovane sedicenne introverso, temporaneamente in servizio presso i servizi municipali mentre la sua famiglia è in visita oltreoceano dalla sorella Refi. Egli è stato incaricato di ritrovare i proprietari a cui restituire Dinka.

Ma la corsa frenetica intrapresa da Dinka appena liberata dalla sua gabbia si trasforma per Assaf in un complesso e inquietante percorso iniziatico e di formazione, che attraversa territori sconosciuti tra contrasti familiari, ribellioni adolescenziali e degrado, per approdare infine alla rinascita attraverso una nuova e più matura consapevolezza di sé.

Dinka corre incessantemente per le vie di Gerusalemme alla ricerca della sua padrona Tamar, una coraggiosa, intraprendente e ostinata ragazza anch’ ella adolescente, che si è allontanata da casa per ritrovare il fratello tossicodipendente Shay, incappato nelle grinfie di un’organizzazione malavitosa di cui è divenuto schiavo.

Tutt’ intorno un brulicante universo di giovani artisti di strada in fuga dalle costrizioni della vita comune e “borghese”, resi vulnerabili dalla loro stessa spiccata sensibilità, che li trasforma in facili prede di individui senza scrupoli pronti a sfruttarne del doti artistiche in cambio di “protezione”; incapaci, come Shay, di ribellarsi perché la loro volontà è annullata dalla distruttiva seduzione della droga, generosamente fornita dall’ “impresario” Pellah.

Assaf rincorre Dinka che cerca Tamar che a sua volta cerca Shay per salvarlo, supplendo alla colpevole rassegnazione rinunciataria dei loro genitori.

Tutto il romanzo è costruito su questa ininterrotta “queste” all’interno di un vorticoso alternarsi di piani temporali, in cui il ruolo della famiglia, inconsapevole o assente,  è assolto da alcuni adulti che intessono attorno ai protagonisti una rete vicaria di solidarietà e aiuto, ammessi solo in parte a penetrare nel loro complicato ma profondo mondo interiore  e nei loro contraddittori e spesso dolorosi sentimenti, che tuttavia intuiscono e rispettano.

Assaf, improvvisatosi detective, scopre come in un puzzle che lentamente si ricompone la personalità carismatica e misteriosa di Tamar e la insegue con Dinka ben oltre i confini del proprio incarico, determinato a trovarla. In questo inseguimento incrocia figure enigmatiche e singolari che gli svelano alcuni particolari del suo carattere e nello stesso tempo gli aprono prospettive del tutto inedite sul mondo: suor Teodora, che non esce da cinquant’anni dalla torre della chiesa in cui è stata relegata a dodici anni e che conosce la realtà esterna solo attraverso i libri; e Matzliah, un giovane solitario che a causa del suo viso deturpato da un’ ustione non ha amici salvo Tamar, che crede cieca e alla quale parla della sua passione per le stelle, dei quasar e buchi neri, delle supernove e dell’ universo in espansione.

La corsa senza tregua di Dinka, quasi umana nel suo legame indissolubile con la padrona e nella fiducia che ripone nei suoi “aiutanti”, e di Assaf è scandita da una sorta di ammaliante colonna sonora: le canzoni che Tamar canta con voce purissima in strada nel tentativo di arrivare alla “casa degli artisti” dove Shay è prigioniero e la musica che questi suona con abilità straordinaria sulla sua chitarra. Un sottofondo musicale su cui sembra modularsi anche il ritmo del respiro di Dinka, dei pensieri confusi di Assaf e dei trasalimenti interiori dell’ intrepida Tamar, sempre più  pericolosamente invischiata nella sua rischiosissima impresa.

Il finale, delicato e intenso, sarà svelato al lettore con il suo messaggio (di speranza?) solo se sceglierà anche lui di correre, pagina dietro pagina, con Dinka e Assaf.

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